E’ un partito che non sa scegliere tra l’essere partito laico o cattolico integralista, rinnovatore o doroteo.
E’ un partito al quale manca il coraggio delle scelte, la coerenza politica, e che si sottopone, così, ai ricatti interni ; ultima dimostrazione è l’astensione al voto per … la eliminazione delle provincie….e non solo; che ha fatto emergere la vecchia politica , la politica corporativa e clientelare, la politica dell’arroganza, la politica “ alla giornata “ , non in grado di rispondere alle sfide lanciate dai giovani, dalle donne, dai lavoratori , dalla società civile ormai in rapido sviluppo.
Un partito che non vuol comprendere la necessità di scelte nuove, scelte da indirizzare nella direzione giusta e che per essere giusta non può essere indolore e non colpire ed incidere i suoi centri di potere parassitario per sciogliere, così, i nodi di fondo che bloccano lo sviluppo di una società emergente.
Emerge , nell’insensibilità della vecchia classe dirigente, la necessità del nuovo che , però, non potrà mai realizzarsi se non si arriva ad una autoemarginazione di quanti hanno sostenuto e protetto la vecchia politica “dorotea” e che continuano oggi a guardare con simpatia al passato, alla politica dell’ < inciucio > , temendo per il loro carrierismo politico , per il proprio personale avvenire professional-politico , conducendo così una strana “ danza “ al ritorno , di avanti-adagio o quasi indietro.
E’ un comportamento politico di questo partito che respinge frange di giovani e donne che si erano riavvicinati alla politica e che li spinge a fare altre scelte in grado di dare una risposta alle loro esigenze, alle loro necessità ai loro bisogni.

P.D.I. “ Un partito senza coerenza politica “
Gli ultimi avvenimenti politici dimostrano quanto questo partito sia tutto da ricostruire.
Il suo “rinnovamento” appare sempre più una frase populista e ciarlata; un rinnovamento lontano dalle richieste che salgono dalla società civile e che evidenzia un forte contrasto tra le origini, le tradizioni, i valori che furono interpretati da Berlinguer e Moro.
E’ l’interpretazione che oggi offre questo partito.Un partito lontano dalla società civile che vorrebbe , un partito popolare,riformatore, laico e che, invece, si dimostra , anche nella sua politica estera, incapace di rappresentare un “ ponte “ con le democrazie emergenti attraverso una politica di cooperazione scientifica, tecnica, organizzativa.
Il “rinnovamento” che la società civile auspica e che ha indicato attraverso la sua partecipazione al voto alle ultime amministrative ed al referendum , non è solo una “esigenza” ma vuole essere una “proposta” che richiede comportamenti adeguati , un insieme di scelte e di proposte che questo partito non riesce ad avanzare.

Saprà questo partito acquistare credibilità e coerenza ? Coerenza che non è virtù degli imbecilli ma fedeltà agli impegni, ai valori ideali , alle scelte di lotta per essere onesti con gli altri prima che con se stessi.
Il partito non ha bisogno di falsi progressisti votati all’opportunismo, non ha bisogno di politici dal “ sedere di pietra” che non si “muovono”mai ma che predicano per gli altri la opportunità dell’età del pensionamento e che impediscono così di “riciclare” la classe politica, di far venire avanti giovani, donne, gente nuova e che si limita a populistici discorsi, zeppi di un falso moralismo e di false
esortazioni.
Sergio Scarpino